Tuesday, August 7, 2012

Confessionale accademico

Ci sono alcune concise riflessioni da fare. A fronte della settimana di riposo che mi ero proposto di prendermi, ho raddoppiato, e ora è il momento di tornare a rimboccarsi le maniche. 

La mia attuale visione di me in quanto studente, maturata finora, segue qui. 
Ho una buona capacità di visualizzazione e, in un certo senso, una buona fantasia, frutto di un disciplinato addestramento alla distrazione sistematica durante la mia vita scolastica nell'età dell'obbligo, o forse per qualche predisposizione neurologica. Così, pigro e distratto, passando le ore di lezione a pensare ad altro, al top dello spreco e dell'inefficienza, sono riuscito a sfangare tre anni di laurea in Matematica prendendomi il mio bel pezzo di carta, arrivando a pochi giorni prima degli esami sapendo poco o nulla e tuttavia riuscendo frettolosamente a rappresentarmi i concetti chiave quanto bastava per sembrare uno studente migliore di quanto sono. Soprattutto l'ultimo anno, ho accusato la mia incapacità di concentrarmi nel trascinarmi contro gli ultimi esami. 
Iscrittomi alla magistrale, passai presto ad Informatica; ok, giacché avevo più da prendere lì che là, e non mi dilungo su cosa intendo se non l'intuite. 
L'impegno richiesto qui era anche meno, e così ancora peggio: con pure più negligenza, sto riuscendo ad andare bene con una condotta che, a mio parere, in un sistema universitario serio mi farebbe guadagnare un bel po' di calci nel dietro verso l'uscita dell'istituto, anzi calci e calci fino alla facoltà umanistica più vicina (eheh). 
Ma, è ragionevole dirlo, un sistema universitario serio con non meno probabilità mi stimolerebbe di più. I sensi di colpa in ogni caso non mi mancano, also known as ciò che sarei potuto essere e che invece non sono, ogni secondo che passa, per sconvolgente pigrizia volitiva. 

Però, ecco, lamentele e lamentele, e poi tutto sommato sono uno studente molto apprezzato. 
In primis perché, mentre ho cercato finché potevo, e ancora lo faccio all'inverosimile, di sostenere il sottovalutato potenziale della plasticità cerebrale del nostro cervello (e dunque che l'intelligenza dipenda larghissimamente dalla propria volontà di svilupparla), è alla fine un po' troppo evidente che, se mi ritrovo sconsolato a convivere con la sensazione di camminare in un mondo infestato da fantasmi di sé stessi, sarà anche perché la gente si ritrova con un cervello poco reattivo; che poi il problema sia hardware o software, formattare non si può, quindi pace. E in questo scenario calvinamente predestinatorio, sono più sveglio della media. 

Ma la mia intelligenza si è messa  a frutto da sola? 
Nella mia crescita intellettiva, uno dei fattori più costruttivi è stato l'influenza di due studenti che, davvero, ci tenevano a diventare bravi in Matematica. 
Da loro, utilizzando il segreto dell'apprendimento, che è...udite udite... la mimesi, ovvero "ricopiare", ho imparato a pensare un po' meno alla c£%&o
Ora, dei due, uno sta avendo il suo meritatissimo successo accademico (per quanto ne so e ho ragionissima di credere), mentre l'altro ha subito un po' un rallentamento per la minor ortodossia disciplinare in termini accademici, ma non tradisce la sua natura (di recente, gli hanno messo al collo un argento alle IMC).
A parte le minoranze come loro, mi sembra che per lo più gli abitanti di questa terra si curino più ella forma che della sostanza (in senso assolutamente non aristotelico). Cioè, della gente iscritta a Matematica, molti avevano il semplice e onesto proposito di aprirsi la strada verso un buon lavoro, ma non pochi erano lì per sentirsi intelligenti, per prendersi il titolo di Matematico per poi poter dire in giro di essere meglio. Inutile dire che di matematica, con quest'approccio, se ne arriva a capire ben poca. 
Mi ricordo che m'iscrissi con slancio oddifreddiano e russelliano, perché appunto poi sarei stato un filosofo di tutt'altro spessore; ma non posso negare che motivazionalmente subissi pur'io una certa "fame di titolo sociale". E non è quindi che mi si possa dire "senti chi parla", perché di certi peccati nessuno può biasimare, con maggior coscienza, di chi li ha commessi. 
Questo non è il post dove intendo approfondire certe tematiche, ma nell'esame di cervello che vado perpetrando, non reprimo il desiderio di rimproverare coloro i quali per inerzia seguono gli schemi del mondo, poiché il mondo non ha schemi se non quelli che sono stati posti da gente prima di noi, e se quindi si hanno i pochi neuroni necessari a farsi venire l'iniziativa di dargli un'occhiata prima di adottarli, magari ci si accorge che certe cose potrebbero essere fatte anche meglio...

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